Stretto di Messina, dove le rotaie corrono sul mare / FOCUS

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    Genova - Dopo la grande privatizzazione della flotta pubblica italiana che ha posto la parola fine all’era Finmare lungo le rotte nazionali, oggi , nello Stretto di Messina rimane ancora qualcosa che lega il settore marittimo allo Stato.

    In particolare, si tratta della flotta di Rete Ferroviaria Italiana (Gruppo FS Italiane) per il trasporto ferroviario via mare.

    Carmelo Rogolino, responsabile del settore Navigazione della Direzione Produzione di RFI che gestisce il servizio nello Stretto di Messina, ricorda che questo fu istituito con Regio Decreto nel 1896 e l’1 novembre 1899 venne inaugurato il servizio di traghettamento con trasporto di carri ferroviari mediante due “Ferry-Boats” le navi Scilla I° e Cariddi I° dotati di propulsione a ruote.
    Nel 1905 la gestione dei servizi di traghettamento passava da Strade ferrate della Sicilia a Ferrovie dello Stato.

    Da allora il servizio è proseguito ininterrottamente fino ad oggi, compresi i periodi di guerra dove peraltro le navi traghetto Cariddi e Villa nel 1943 furono autoaffondate. Qualche anno fa Rete Ferroviaria Italiana ha riorganizzato le attività del trasporto marittimo tra Messina e Villa San Giovanni creando Bluferries, società che opera in autonomia nel settore passeggeri e auto. Per il trasporto ferroviario, oggi, l’azienda dispone di una flotta composta da quattro navi (Villa, Scilla, Logudoro e Messina ndr) per oltre 22,000 gt complessive e un’età media di 24 anni. La flotta di RFI (già FS), da oltre un secolo sostanzialmente assolve all’incarico che il Ministero delle Infrastrutture e dei Traporti (MIT) ha dato alle ferrovie: quello, cioè, di stabilire la continuità territoriale tra il continente e la Sicilia. La Struttura Navigazione di RFI, attualmente impiega oltre 500 persone tra equipaggi, amministrativi, tecnici e personale di manovra. I marittimi, poco meno di 300, rappresentano la voce più consistente in quanto le navi devono garantire il servizio di navigazione sulle 24 ore giornaliere distribuito su tre turni lavorativi. «Le nostre navi – spiega a TTM Carmelo Rogolino – sono vere e proprie infrastrutture, intese come il naturale prolungamento dei binari sull’acqua». Si tratta infatti di navi particolari, non solo per il tipo di mezzi trasportati (ogni unità è dotata di quattro binari ed è in grado di ospitare indifferentemente convogli merci e passeggeri fino ad una capacità massima di 900 persone ndr), ma anche per le infrastrutture portuali (ponti mobili di circa 30 metri azionati da sistemi idraulici ndr) che garantiscono il perfetto allineamento dei binari e interagiscono da un punto di vista operativo con questi rail ferries dotati, a loro volta, di sofisticati sistemi di bilanciamento che consentono lo svolgimento delle operazioni di sbarco ed imbarco dei convogli con assoluta stabilità e sicurezza.

    Da un punto di vista tecnico-operativo, in funzione dei servizi effettuati, le navi impiegate nello Stretto sono sottoposte ad innumerevoli sollecitazioni. «Basti pensare – ricorda Rogolino - che nell’arco di tempo della traversata, la cui durata complessiva è di 30 minuti di cui 15 di manovra, le nostre navi devono più volte modificare significativamente la potenza erogata dai motori di propulsione» Tutte le navi di Rete Ferroviaria Italiana sono dotate di apparati che permettono grandi capacità di manovra; in particolare sono equipaggiate con due eliche di propulsione a passo variabile, due eliche trasversali di manovra, due timoni poppieri e un timone prodiero. La nave Messina, entrata in linea nel 2013, è invece dotata di tre propulsori di tipo azimutale oltre a eliche trasversali e timone prodiero.

    Se il dato anagrafico della flotta, fatta eccezione per il moderno traghetto Messina consegnato tre anni fa da Nuovi Cantieri Apuania, rivela un’età media elevata (la nave Logudoro monta ancora i motori originali 550 della storica GMT), dall’Ufficio tecnico di Messina puntualizzano comunque l’ottimo stato di salute della flotta, sottoposta alle visite periodiche previste dalle vigenti normative sulla sicurezza della navigazione. RFI ha investito e continua ad investire in ammodernamenti, dotazioni e corsi di formazione per il personale, allo scopo di innalzare sempre più i livelli di sicurezza della propria flotta.

    Tutte le navi hanno infatti conseguito la qualifica AUT-UMS, il più alto livello di automazione navale. La nave Messina in particolare ha le annotazioni addizionali AUT-PORT; AUT-UMS; AVM-DPS-NS; COMF-NOISE-C; COMF-VIB-A; GREEN-PLUS; HELIDECK; INWATERSURVEY, inoltre ha caratteristiche tali che qualunque avaria di un componente attivo può interessare non più di un propulsore. La nave ha dispositivi tali da garantire la completa traversata anche in caso di black out. Come per ogni compagnia di navigazione è in vigore un programma di manutenzione in esercizio e in sosta programmata in relazione alle scadenze di classe delle navi. La flotta di Rete Ferroviaria Italiana è costantemente monitorata dal Registro Italiano Navale mediante un contratto quinquennale di block-fee. «Inoltre – conclude Carmelo Rogolino - le navi Messina a Logudoro, sono in possesso di Attestazione di idoneità al trasporto delle merci pericolose in carri e in ferro-cisterne dalla classe 1 alla classe 9, nonché al trasporto delle merci radioattive (Autorizzazione Ministero Sviluppo Economico)». Da segnalare infine che le navi Scilla e Villa, oltre al servizio nello Stretto di Messina come navi Ro-Ro-pax in classe D, svolgono servizio come navi da carico in navigazione nazionale sulla rotta Messina-Golfo Aranci in Sardegna.

    http://www.themeditelegraph.com/it/shippin...nRdN/index.html
     
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